CONTRO LA SCUOLA AUTORITARIA E CAPITALISTA
L’esistenza
di ogni istituzione autoritaria, atta a difendere un sistema
economico e sociale come quello capitalista, non può
prescindere dallo sfruttamento di tutti i mezzi repressivi.
Il potere è da sempre
consapevole che far presidiare le città da “uomini” armati
non basta a garantire l’assoggettamento dell’intera popolazione alle
logiche del potere stesso: è qui che entra in gioco
l’”educazione”.
Attraverso l’educazione scolastica il
potere si assicura contemporaneamente, da una parte la produzione di
studenti/merce da inserire nel mercato del lavoro, e dall’altro,
attraverso la repressione dei fondamentali desideri ed istinti umani,
e la più
o meno subdola iniziazione al culto del sacrificio e all’ideologia
capitalista/meritocratica in generale, una totale obbedienza di massa
verso il proprio sistema politico ed economico.
La scuola, che dovrebbe essere luogo
libero di condivisione e trasmissione di sapere e di arricchimento
culturale collettivo, finisce così per diventare molto simile
ad uno squallido “supermercato di nozioni”, spesso inutili, per
una finale “raccolta dei punti”.
Al desiderio di sapere, creare e
sperimentare dello studente si sostituisce la costrizione, il ricatto
e la “corsa al voto”.
Da
processo collettivo a competizione individuale, da piacere
disinteressato a mezzo/merce per potersi vendere al miglior prezzo
sul mercato del lavoro (per i “bravi” un felice futuro da
consumatori benestanti, e per i “cattivi” un futuro di
disoccupazione e precarietà), da luogo di creazione ed
evoluzione a gabbia per fantasia, creatività e idee: così
l’autorità ha trasformato la scuola.
"la più sicura della prigioni è quella in cui sono murati i desideri"
Raoul Vaneigen
PER UNA SCUOLA LIBERTARIA E AUTOGESTITA
Nell’arco
della storia moderna e non molti sono stati i tentativi di
sperimentare un modello di scuola differente, basata sulla libertà
e la partecipazione dello studente. E’ da queste felici esperienze,
come quella di Summerhill di A. Neil, che vogliamo ripartire per
iniziare a pensare e a costruire una nuova scuola: libera,
antiautoritaria e autogestita.
FREQUENZA
E LEZIONI LIBERE
La
conoscenza è un piacere, la sua sete un naturale istinto.
Eppure anche il più immenso dei piaceri, se “adattato” a
squallide logiche e, soprattutto, trasformato in costrizione e
dovere, finirà sempre per essere odiato. Una scuola libera è
quella che consente allo studente di decidere come, cosa e quando
studiare a seconda dei suoi interessi, delle sue capacità e
dei suoi ritmi; una scuola che abbandona l’idea di studente
“prigioniero” dietro uno scomodo banco, oggetto passivo così
costretto a subire la lezione invece che desiderarla e parteciparvi.
Riscopriremmo
così una gioventù assetata di sapere e conoscenza, e
dimenticheremmo gli apatici studenti attuali, ora distrutti dalla
noia di una lezione, ora “interessati” per la futura caccia al
voto.
ASSENZA
DI GIUDIZI E VALUTAZIONI
Libero
è solo lo studente che non viene giudicato, come odioso
diviene tutto ciò che si pretende con il ricatto. La scuola
che vogliamo è un luogo di libera formazione e creazione, e
non mezzo di selezione sociale. Un esperienza collettiva e sociale, e
non un sistema asservito alle logiche meritocratiche, che loda i
“bravi” e punisce i “cattivi”. Una scuola libera non giudica
i propri studenti, ma gli mette semplicemente a disposizione tutti i
mezzi per formali, affinché lo studio sia un’opportunità
da sfruttare e non un ostacolo da superare.
AUTOGESTIONE
ASSEMBLEARE E DEMOCRAZIA DIRETTA
Quella
che vogliamo è una scuola da vivere e non da subire. Essendo i
soggetti che realmente partecipano e costituiscono la vita
scolastica, ogni decisione interna dovrebbe essere presa da tutti gli
studenti e i professori, riuniti in libera assemblea secondo i
principi di democrazia diretta, liberi dalle gabbie della delega e
dell’autorità. Con parità di valore ad ogni voto, e il
raggiungimento della maggioranza.
Questo
è la scuola per cui noi lottiamo, con la consapevolezza che
essa è possibile solo parallelamente ad un radicale
cambiamento della società in senso anticapitalista ed
antiautoritario. Fin quando la nostra società sarà
governata dalla dittatura del denaro, e dalle logiche autoritarie e
repressive, nessun cambiamento realmente radicale sarà
possibile nelle nostre scuole. La lotta degli studenti è
stessa la lotta di tutti quegli uomini e donne che subiscono un
sistema economico e sociale che trasforma loro da uomini liberi in
schiavi, da creatori in lavoratori, da vivi in apatici, allo scopo di
salvaguardare i privilegi di pochi.
Per
una nuova scuola e una nuova società, con ogni mezzo
necessario!
Diventiamo
padroni del nostro futuro, autogestione generalizzata!
Vorrei precisare che quello che stiamo commentando non è un “programma”, ma un più semplice ed umile articolo di critica ed analisi rispetto al sistema scolastico attuale, ed è stato scritto in funzione della pubblicazione sul “foglio” cartaceo (che trovi sopra).
E’ sicuramente vero che il pezzo presenta dei vuoti circa degli aspetti specifici della questione, ma, se vogliamo, si può dire sia stata una nostra scelta, motivata sia dai limiti imposti dallo spazio che dalla destinazione stessa dell’articolo, concepito soprattutto come mezzo per portare all’interno delle scuole un discorso libertario ed antiautoritario, più che un programma rivoluzionario per rivoluzioni che (ahimè) non ci sono.
Per quello, o più semplicemente per trattare in maniera completa il tema, ci vorrebbe un intero libro (come tanti ne sono già stati scritti)… ci è sembrato più opportuno esprimerci in una maniera forse più sintetica e lacunare, ma sicuramente più accessibile ed immediata…per così dire “utile”.
Seconda cosa, (forse prima per importanza) non si tratta di nessuna “richiesta” a nessuno, il nostro scopo è di promuovere lotte e non avanzare richieste ad un potere che vogliamo distruggere.
Che la rivendicazione di una scuola diversa non possa non inserirsi in un discorso e un progetto che vada al di là della scuola stessa, per affrontare, come dovuto, la questione alla radice (ovvero l’economia capitalista e la società autoritaria), credo (…spero!) sia bene chiaro leggendo il pezzo, occupando l’analisi di questo aspetto più della metà dello spazio.
Premesso questo… credo che anche un bambino di 6 anni possa partecipare attivamente alla vita autogestionaria della scuola, come dimostrato da diverse esperienze (una su tutte Summerhill stessa).
Infatti, per quanto probabilmente all’inizio dell’esperienza essi possano essere meno propositivi, saranno già capaci di decidere e quindi esprimere le proprie posizioni riguardo la realtà che quotidianamente vivono, e quindi conoscono.
Saluti 🙂
Dato che non credo una rivoluzione strutturale della scuola investirà solo la scuola superiore,sarei curioso di sapere in merito all’ultimo punto,ovvero l’autogestione della scuola,come secondo il vostro programma verrebbe adattato a scuole medie ed elementari.
Insomma,non si può pretendere un autogestione di bimbi piccoli.E allora la gestione a chi è affidata?Ai professori?
No,con l’eliminazione del concetto stesso di elementare-medie-superiori si supererebbe questa distinzione.
E qui vi voglio.Da che punto in poi una persona può plausibilmente entrare all’interno dell’autogestione scolastica?Con che criteri?
E,fra le altre cose,la scuola non è una monade,quindi la sua gestione non può che essere in stretto rapporto con il l’aspetto autogestionale della comunità da cui è ospitata e alimentata.
Di questi rapporti,come di molti altri,il programma portato è scarno.
Il che se da un lato è buono,troppi paletti rischiano di soffocare al nascere qualsiasi forma di sperimentazione ed esplorazione soprattutto in campi come questo,dall’altro non avanzerei queste proposte nella forma qui utilizzata,ovvero quella quasi di richiesta a non so chi,ma le collocherei nel blog all’interno di un più strutturato discorso di critica sociale(imprescindibile per una “Escuela Moderna”).
Saluti anarchici