A proposito dei fatti di Verona
Una città di fantasmi che uccidono.
Questa è Verona. Una città che rischia di far da battistrada a tante
altre. Una città in cui un gruppo di neofascisti massacra di botte e
ammazza un ragazzo. Una città in cui la polizia pesta e arresta chi s’incaponisce a commettere e a difendere quel grave crimine che è diventato bere una birra all’aperto.
Perché accomunare due fatti così apparentemente distanti?
Perché la squadraccia che ha assassinato Nicola Tomassoli è un
prodotto del clima, ormai imperante ovunque, di normalizzazione e di
guerra ad ogni forma di diversità. Un clima imposto da coloro –
governanti di destra e di sinistra, conformisti feroci, commercianti
con i cuori a forma di salvadanai – che vogliono sterilizzare le città
dal virus della vita.
Le strade, in questa utopia totalitaria, dovrebbero servire soltanto
per andare e tornare dal lavoro. Le periferie per dormire. I centri
storici per essere visitati dai turisti. Basta. Sedersi sui gradini
di un monumento, bere e mangiare all’aperto, suonare nelle piazze,
ritrovarsi in gruppo senza una meta… tutto ciò è intollerabile. Solo le
merci possono parlare e passeggiare. Le merci e le divise. Tutto il
resto ha un nome ("bivacco") e un destino (la repressione) ben segnati.
Un tale non-mondo – cos’altro è una città in cui non si può
nemmeno mangiare e bere per strada? – trasforma le menti, il modo di
guardare i propri simili e persino la maniera di vestire o di
pettinarsi. Tutti i poveri sono allora un nemico da isolare,
criminalizzare, deportare. Non solo. Anche un codino diventa un segno
di diversità. Da punire. Con la morte.
Politici, giornalisti e magistrati vorrebbero farci credere che
l’assassinio di Nicola è un gesto di violenza cieca, senza colori
politici. Altri fanno finta di scoprire solo ora – perché al governo
c’è la destra – che da alcuni anni a questa parte le aggressioni
neofasciste in Italia non si contano più. E c’è anche chi, nel merdaio
generale, arriva a dichiarare che bruciare la bandiera dello Stato di
Israele in solidarietà con i palestinesi è più grave che ammazzare un
ragazzo.
Non ci accoderemo a nessuno di questi cori. I neofascisti sono i
fantasmi armati del non-mondo in cui ci vorrebbero rinchiudere.
Sappiamo che contro di loro non servono a nulla l’indignazione dei
partiti e la protesta democratica. Contro le loro aggressioni protette
dalla polizia esiste una sola arma: la violenza autorganizzata.
Ma sappiamo anche che nelle città morte – senza conflitto e senza
dissenso – questi fantasmi hanno il loro terreno più favorevole.
Tornare nelle strade e nelle piazze, dunque, a mangiare, a bere, a
discutere, a lottare.
Per rompere una normalità che uccide. In solidarietà con i compagni arrestati. A dispetto di divieti e divise.
Ciò che urge è ormai niente meno che questo: un’offensiva per riprenderci la vita.
Sabato 17 Maggio ore 15,00 davanti alla stazione di Porta Nuova
spezzone autorganizzato, fuori da ogni compatibilità istituzionale
anarchici di Verona, Rovereto e Trento