Ergastolani in lotta

Nel silenzio dei "media ufficiali", dall’1 dicembre 2007, 766 ergastolani e 11.541 tra detenuti, familiari ed amici, hanno iniziato uno sciopero della fame contro l’ergastolo e la repressione carceraria.

Esprimiamo massima solidarietà a tutt@ i detenut@ in lotta contro un sistema carcerario che non è altro che la massima espressione di una società capitalista oppressiva, pronta a rinchiudere vite umane per difendere il proprio sistema sociale. Anche il ridicolo pretesto della "rieducazione" perde  ogni credibilità e coerenza dal momento in cui il detenuto è condannato a marcire in un cella per il resto della sua vita.

 Solidarietà ai detenuti in lotta

FUOCO ALLE GALERE
 

La ballata dell’ergastolano 

Passi lunghi ben distesi
un passo, ancora un passo
per tornare subito indietro
un altro giorno null’altro
senza andare da nessuna parte
sogni che iniziano dove finiscono
rumori di metallo di chiavi
per giorni per mesi per anni
mura di cinta sbarre cancelli
occhi carichi di ricordi
ormai solo corpi parlanti più
vicini alla morte che alla vita.

Passi lunghi ben distesi
un passo ancora un passo
per tornare subito indietro
prigionieri per sempre
togliendoci tutto
senza lasciarci niente
neppure la sofferenza
la disperazione il dolore
perché non si fa più parte
degli esseri umani.

Passi lunghi ben distesi
un passo, ancora un passo
un altro giorno null’altro
morendo dentro a poco a poco
presente uguale al futuro
uguale a domani uguale a ieri
sofferenza per il giorno dopo
e per il giorno dopo ancora.

Passi lunghi ben distesi
un passo, ancora un passo
un altro giorno null’altro
immaginando di vivere,
ma immaginare non è vivere.
Passi lunghi ben distesi
un passo, ancora un passo
con l’ergastolo la vita
diventa una malattia,
una morte bevuta a sorsi;
non ci uccidono: peggio,
ci lasciano morire per sempre,
di un dolore che è per l’eternità.

Un altro giorno, null’altro.

Anno 2007

Di Carmelo Musumeci
da Carcere di Spoleto

 

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5 Responses to Ergastolani in lotta

  1. summerhill says:

    Si, hai ragione, generalizziamo, ed è una scelta che ci rivendichiamo tutta.
    Vogliamo andare oltre il problema di “chi” e come debba andare in carcere, per affrontare il problema del carcere in quanto tale, a prescindere della sua “utilizzazione”.
    Rinchiudere un essere uomo o una donna in una gabbia è un atto di profonda inumanità e barbaria, come inumana è una società che ricorre sistematicamente a questa pratica per difendere la propria stabilità.
    Non ci interessa una diversa “idea” di stato, perchè ripudiamo a prescindere ogni potere e imposizione.
    E’ utopia? forse… ma di sicuro un utopia possibile… l’uomo è nato senza schiavitù nè galere…

  2. clau says:

    Stupide generalizzazioni.
    Tutti d’accordo sul fatto che il sistema giudiziario vada ampiamente rivisto, ma non è possibile affermare che le carceri vanno abbattute, queste sono utopie.
    Tutti d’accordo anche sul fatto che l’organismo statale è forse più che imperfetto, ma quello che proponete va contro la libertà dei singoli allo stesso modo in cui lo fa l’attuale sistema capitalistico.
    Se volete sognare, sognate l’IDEA di stato e non l’antistato, o meglio, l’opposto del nostro stato.

  3. Valerio says:

    In che modo ci si può mettere in contatto per discutere?

  4. summerhill says:

    Il sistema carcerario è espressione di una società capitalista in quanto non solo è un fondamentale mezzo per concretizzare il terrore con cui questo è sorretto ma anche perchè è la più comoda punizione per chi osa attentare alla sua stabilità; finisce in carcere infatti chi osa non sottostare alla legge o addirittura ribellarsi, una legge però che non è stata decisa di comune accordo, una legge che può essere sbagliata… non fa differenza, con il ricatto del carcere e della punizione in generale tu sarai sempre nel torto anche se spinto per necessità a disobbedire ad una legge che non hai mai scelto. Le galere poi dovrebbero servire ad aumentare la sicurezza di quanti sono degni di vivere fuori da queste fredde mura. Un luogo quindi in cui gli individui vengono privati delle loro libertà , della loro individualità , della dignità di persone, dei loro affetti, delle persone care è sicuramente un luogo che aumenterà nell’animo , sia di chi vi è dentro, sia di chi si ferma anche per un istante a pensarci sopra, la rabbia di dover sottostare a questa forma di violenza legalizzata. Pur volendo obiettare che con la reclusione si rende impossibile ai criminali nuocere alla nostra sicurezza non potremmo che imbatterci in un errore: mi risulta infatti che, per esempio, multinazionali che da anni distruggono l’ambiente, ammazzano di lavoro e sottopagano lavoratori, ci martellano con pubblicità di ogni tipo sono ancora libere di poter operare per lo squallido fine di accumulare ricchezze mentre chi si ribella a una società che ritiene iniqua vedrà abbattersi su di lui tutta la vendetta dello stato, unico detentore della facoltà di amministrare questa violenza.( Sarà forse utile far notare che alcune delle azioni più micidiali nei confronti di noi tutti e del nostro pianeta sono operate dagli stati stessi e dai loro complici, siano essi mafia,compagnie petrolifere e quant’ altro, che come prima sono perfettamente legali).Per quanto riguarda le alternative al carcere non saranno sicuramente esemplari le pene alternative che oggi vengono assegnate, in quanto nascono nello stesso modo della reclusione e forse riescono solo a mascherare la sua crudeltà. Parlare infatti dell’abolizione del carcere deve necessariamente andare di pari passo con l’abolizione dell’attuale società, Una società senza denaro e proprietà privata, basata sulla comunione dei beni e l’uguaglianza sociale, senza ne’ padroni ne’ schiavi, è la nostra alternativa a al carcere.
    Nessuno nasce ladro o stupratore, ma ci si diventa. La nostra soluzione non è un inumana detenzione di uomini e donne dietro delle sbarre, ma l’eliminazione delle cause stesse del fenomeno.
    Chi ruberebbe cosa in un società che già garantisce a tutti ciò di cui hanno bisogno?
    Chi stuprerebbe chi in una società libera che non condanna la sessualità?
    Un umanità sana, libera dai condizionamenti imposti dai poteri, è in grado di autogestire in pace la propria collettività, diffidando da sbirri e galere.
    procedendo sempre per esempi risulta ovvio che in una società in cui non esistano morti di fame e, in antitesi entità ricche fino alla nausea, il numero dei furti sarebbe notevolmente inferiore e se per di più scomparisse dalle mente d ognuno di noi l’idea(inculcataci,guarda un po’, da nessun altro se non dal sistema capitalista, che superare gli altri, in quanto a successo, in quanto a denaro eccetera sia il fine ultimo della nostra vita, allora probabilmente il numero di questi “reati” sarebbe quasi del tutto nullo. Ancora, se noi donne non fossimo viste solo in funzione dello sfogo dell’ istinto sessuale e quindi ancor di più se non fossimo costretti dalla morale cattolica a ritenere quest’ultimo una cosa impura, chi avrebbe più motivo di compiere un’azione quale un disgustoso stupro?
    Mi sono forse dilungata un po’ troppo ma, se uno stato ed un sistema come il nostro che si basa sul consenso indotto non vuole “ovviamente” rischiare di parlare di un problema come quello delle galere, tanto più possiamo intuire che questo è altamente complesso e ricco di sfaccettature.

  5. giulio says:

    Una soluzione alternativa al carcere o all’ergastolo quale sarebbe? E poi che vuol dire sistema carcerario espressione di una società capitalista?

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